Come veniva portata l'acqua a L'Aquila

2021-12-13 09:22:27 By : Ms. Kira Huang

Dopo i recenti ritrovamenti archeologici effettuati durante il restauro del Torrione, pubblichiamo un estratto dal libro L'acquedotto della città dell'Aquila in otto secoli di storia (One Group Edizioni) di Maurizio Leopardi, docente di costruzioni idrauliche e idrologia presso l'Università degli studi dell'Aquila.

Come riportato nella "Cronaca Aquilana" di Buccio di Ranallo, la costruzione dell'acquedotto Santanza consentì di assegnare a ciascun castello una certa quantità di acqua che, una volta prelevata, veniva trasportata nei suoi locali. Come è stata risolta la difficoltà "De menare tucta [...] acqua all'Aquila haveano sallemento"? In assenza di prove documentali, credo che due soluzioni siano possibili.

Il primo si avvale del "sifone inverso" già noto ai romani. Dalla Casetta Dè Fontanari dove sale il «Condotto Maestro che ingorga l'intero volume delle acque del Formale» al piano seminterrato del Castello. Il condotto è stato realizzato con blocchi di pietra giuntati a coppa e sigillato con stucco da fontanili (alcuni elementi sono stati rinvenuti nei pressi della torre dopo il terremoto dell'aprile 2009).

Con una lunghezza di circa 640 m poteva contare su un "carico idraulico" di circa 5,40 m con un dislivello piezometrico J = 0,0084. Per un diametro di circa 150 mm ed una notevole rugosità (dovuta alla natura delle pareti interne dei conci lapidei), permetteva di esitare una portata di circa 6 l/s sufficiente, all'epoca, per una popolazione di circa 10.000 ÷ 15.000 persone.

La seconda soluzione, più "fantasiosa" trae origine dall'insieme di più indizi: il primo, dalla lettura più attenta della descrizione del terzo tratto dell'acquedotto di San Giuliano riportata nella planimetria di Baldassarre Catalani:

«Condotto Maestro che ingorga l'intero volume delle acque del Formale nella Casetta dei Fontanari; e, per mezzo dell'abate e del peso delle Piramidi, li costringe a salire al pianterreno del piazzale esterno del Real Forte».

Si può notare che nella Casetta dei Fontanari l'acquedotto passa dalla condizione attuale con superficie libera del formale a quella di corrente in pressione all'interno del condotto principale e che, in corrispondenza delle piramidi, "qualcosa", utilizzando il suo peso, costringe (abbassandolo) l'acqua a salire fino al piano terra del piazzale esterno del Real Forte. Il secondo indizio associa le piramidi alle torri, come descritto nella nota seguente:

«La terza (parte) sarà la pianta dell'acquedotto di pietra, che inghiotte le acque del suddetto Formale; e poi, per mezzo di abati, e piramidi, comunemente detti Torrioni, li fa salire alla Fortezza a livello del pavimento della città».

Pertanto è naturale ipotizzare l'esistenza di una macchina idraulica la cui esistenza è confermata dalla seguente nota:

"Poiché la macchina idraulica è caduta a causa del terremoto del 1703, il 15 agosto 1704 si è deliberato di ricostruire e ospitare gli Aquidotti che pare abbiano subito".

Questa doveva ovviamente funzionare senza motore né elettricità ma alimentata esclusivamente da un'energia prodotta dalla stessa acqua spinta dal carico idraulico a monte. Nel 1810 il Cavalier Brunacci, professore alla Regia Università di Pavia, pubblicò il "Trattato dell'ariete idraulico". In premessa si dice che:

Verso la fine del secolo scorso l'inventore del pallone, il geniale Mongolfier, annunciò all'Istituto Nazionale di Francia di aver trovato una nuova macchina per sollevare l'acqua a notevoli altezze. Di questo, come si scrive nel 1802, si era servito della sua cartiera fin dal 1794, per raccogliere l'acqua necessaria a spostare le bombe di quella fabbrica (*). Il suo strumento non conteneva né ruote, né trombe, né altri simili ausili idraulici, e non necessitava di alcun agente estraneo per essere posto in atto, come, ad esempio, di uomini, animali, vento, vapori o altro. L'acqua stessa è ciò che si eleva ben oltre il proprio livello. Un serbatoio che rimane sempre pieno, somministra l'acqua ad un tubo orizzontale o, se si vuole, ad angolo, al termine del quale c'è una campana piena d'aria con un certo gioco di cuori, alcuni dei quali si aprono, altri si chiudono . Alla campana è fissata una torcia verticale in modo che l'acqua salga all'altezza desiderata, che può essere quanto si desidera dal livello della vasca stessa. Una volta data l'acqua all'Ariete Idraulico, che è il nome di questa macchina, essa continua a funzionare, per così dire, spontaneamente, senza estranei, e la pressione dell'acqua di quel serbatoio è la prima causa di quella meravigliosa elevazione di il fluido. (*) Vedi il Giornale delle Miniere del 1802, che viene stampato a Parigi.

In realtà, sebbene la macchina funzionasse, Mongolfier non era in grado di dare una spiegazione scientifica del suo funzionamento. Pertanto molti studiosi hanno tentato di "dare una teoria geometrica dell'Ariete idraulico, confrontando sempre i risultati del calcolo con quelli dell'esperienza". Trascurando ovviamente queste considerazioni, ci limitiamo alla descrizione e al funzionamento di questa macchina, che invertendo i fattori di potenza idraulica (portata e prevalenza), esegue il lavoro di "abbassamento" (spinta-sollevamento) dell'acqua all'interno di un condotto.

Un peso agisce sul tubo B, in comunicazione con uno scarico intercettabile c dotato di valvola. A valle è presente una valvola di non ritorno o, che consente il deflusso solo verso il serbatoio pneumatico D (sacca d'aria con funzione di accumulo di pressione) all'interno del quale inizia il condotto FI, con acqua in pressione, che viene spinto verso l'alto. Quando la valvola C è aperta, l'acqua viene scaricata.

Riprendendo il tratto finale del condotto principale, dalla Casetta dè Fontanari al piano terra della piazza esterna del Real Forte, si ha la sagoma del “Torrione” a cui si può mettere in relazione la “seconda grande piramide”.

NewsTown - Notizie dalla città che cambia Società editrice Città Nuova Srls Testata giornalistica digitale iscritta al Tribunale dell'Aquila con decreto n° 3 del 6 giugno 2013 P.Iva 02020180663 Dirigente preposto: Nello Avellani

Contatta la redazione redazione@news-town.it - ​​Per la pubblicità sul sito: pubblicita@news-town.it - ​​Per contattare Newstown Srl info@news-town.it

Alcune foto potrebbero essere prese dal web e ritenute di pubblico dominio. I titolari contrari alla pubblicazione possono segnalarlo all'indirizzo redazione@news-town.it