Eurolega: Efes Istanbul, apologia della vittoria - Backdoorpodcast.com

2022-06-18 14:34:49 By : Mr. Jackie Pair

Cosa fare di fronte alla manifesta superiorità dell’Efes Istanbul? Perché è di questo che, ci piaccia o meno, si sta trattando. La grandezza dei più grandi, la magnificenza dei migliori attori teatrali sui palchi dell’Atene classica, mascherati per impersonare personaggi diversi ma ugualmente coinvolgenti emotivamente. Il ruolo del salvatore della patria, la parte del nemico pubblico numero uno, il bersaglio delle attenzioni e delle critiche pronte a esondare al minimo accenno di balbuzie.

Ormai dovremmo averci fatto l’abitudine. Non è certo la prima volta che Vasilije Micić si mostra al grande pubblico, anzi. Eppure, ogni volta che abbiamo il privilegio di ammirare le sue doti performative e recitative è come se fosse la prima. Lo stesso stupore, il medesimo sgomento, l’identica meraviglia dell’epifania. La capacità del serbo di caricarsi sulle spalle le pressioni autoimpostesi dall’ambiente dell’Efes lo avvicinano al più moderno degli Atlante. Col globo che grava sulla schiena, Micić non si è tirato indietro e si è fatto largo tra gli ostacoli fra lui e il traguardo finale. La sensazione che segue ogni sua evoluzione nel pitturato, dietro l’arco o per mettere in ritmo i compagni è diversa rispetto agli altri mammasantissima del panorama Eurolega. Ogniqualvolta la palla abbandona i polpastrelli di Nikola Mirotic, inconsciamente, si è portati a pensare che terminerà la parabola schiaffeggiando la retina. Troppo bella l’esecuzione per non terminare con un canestro, troppo pulita ed elegante per contemplare l’imperfezione dell’errore. La mandarina di Llull, marchio di fabbrica della guardia di Pablo Laso, ha percentuali di realizzazione direttamente proporzionali al coefficiente di difficoltà. Ma anche in questo caso, senza una spiegazione logica, sai già che rimarrai sorpreso se la palla a spicchi rimbalzerà sul ferro e verrà catturata a rimbalzo da compagni o avversari. Con Vasa è diverso.

Quando decide di attaccare il difensore che gli capita a tiro, che sia un Tavares, un Abalde o uno Yabusele, è come se il tempo si fermasse. Via tutti, compressi negli angoli, in braccio alle prime file di spettatori. Un palleggio. Due palleggi. Prima finta di corpo. Il fiato sospeso. Nessuna idea sul possibile finale. Tripla in faccia al marcatore, primo passo bruciante e conclusione al ferro proteggendosi dagli aiuti dei lunghi, scarico fuori dal perimetro a premiare le spaziature dei compagni, alzata per il centro nel dunker spot, rovinosa palla persa schiantandosi contro i corpi buttatisi a capofitto per fermarlo. Fischieranno nuovamente le orecchie a Gotthold Ephraim Lessing, citando l’espressione che lo ha reso eterno e astorico. L’attesa di Vasilije Micić è essa stessa il piacere. Un brivido che scorre nelle vene, che riporta in superficie quell’impulso spesso sopito ma che ci fa sentire tremendamente, indissolubilmente e indissolubilmente vivi. A prescindere che la fine sia gloriosa o frustrante, spettacolare o disastrosa. Ne è valsa comunque la pena.

Nella ribollente Stark Arena di Belgrado, ricolma di tifosi greci il giovedì e solidale col profeta in patria il sabato, così come nella muta e asettica Lanxess Arena di Colonia. Due palcoscenici antipodici, che hanno presentato copioni diversi ma lo stesso protagonista principale. La stessa compagnia di teatranti, guidata dietro le quinte dallo stesso regista. Controverso, discusso, oggettivamente antipatico. L’anno scorso, la sensazione della chiusura fatale di un cerchio lasciato incompiuto, come se non esistessero alternative possibili al trionfo e agli applausi della critica. La stagione 2021/2022, iniziata sotto stelle tutt’altro che benauguranti, portava con sé l’idea che si fosse tirata troppo la corda. Lo stesso gruppo, rinnovato in toto ad esclusione di Sanli (mai realmente sostituito), avrebbe replicato lo stesso spartito, pur venendo meno le motivazioni che avevano sostenuto la cavalcata precedente? Ovvio che no: le prime uscite parlano chiaro.

Locker room going crazy🍾 #F4GLORY | @AnadoluEfesSK pic.twitter.com/DhY4ExVo1k

— Turkish Airlines EuroLeague (@EuroLeague) May 21, 2022

Tutti scendono dal carro dei vincitori, abbracciando ora uno stendardo, ora un’altra insegna. Tutti, escluso chi è chiamato a coordinare movimenti e battute dei propri attori. L’ostentata ed estenuante ripetizione della volontà di ripetersi, alternata ad attacchi diretti e critiche neanche per sbaglio velate alle maschere in scena. Il parossistico e incomprensibile gioco del bastone e della carota, l’abbattere clamorosamente e l’esaltare eccessivamente, il porre sulla graticola e il sostenere irrazionale. Ergin Ataman ha sostanzialmente portato a spasso stampa, coaching staff avversari e addetti ai lavori. Stordendo, prendendo in giro, attirando lo scherno degli strenui sostenitori. “Cioè prima la confonde con il delirio poi posso baciarti?”. Non solo, Giacomo. Non solo l’innocente contatto tra le labbra degli amanti. Un’intera notte di amplessi e unione viscerale, squassante e memorabile anche se non ligia all’ortodossia dell’ars amoris. Ortodosso no, ma fenomenale sì. He won the cup.

Mediolanum Forum, come si era fugacemente paventato qualche settimana fa? WiZink Center, a prendere il testimone dei senatori madrileni, giunti all’ultimo giro di giostra? Una qualsiasi delle modernissime arene NBA, fondali ideali per le composizioni di uno degli sceneggiatori più elettrizzanti del teatro contemporaneo? Abdi Ipekci Arena, sala dove ha portato alla ribalta la propria arte dal 2018? Quale sarà la prossima casa di Shane Larkin, al momento, non è dato sapere. Quel che è certo è che, ovunque il folletto di Cincinnati porterà il proprio talento, questo non lascerà indifferenti. Un solco ineludibile, un marchio ineluttabile. Vederlo a pochi metri dai tuoi occhi, condividere l’ossigeno dello stesso palazzetto per almeno una sera nella vita, è un’esperienza da fare. Sconsigliata dai cardiologi, ma fortemente raccomandata in caso di apatia e catatonia.

Polpacci e quadricipiti esplosivi, fluttuante e ondivago casco in stile afro, fulmine a ciel sereno in uscita dai blocchi o sferzante le linee difensive avversarie. Incurante dei centimetri di differenza, Larkin sembra nutrirsi del deficit in termini di altezza per alimentare il motore azionato col cambio di direzione iniziale e portare l’Efes in paradiso. Essere un fattore nonostante le vicissitudini degli anni passati aggiunge una sfumatura umana a un genio altrimenti difficilmente assimilabile e paragonabile con la realtà umana. Conoscere il travaglio psicologico, i dubbi esistenziali, il buio e le paranoie di un giovane allarmato dalle piccole montagne che siamo chiamati a scalare nella quotidianità. La sicurezza e la sfacciataggine mostrata sul parquet è frutto di un lavoro e di una maturazione cha va ben oltre il terreno di gioco, ricordando perché il gioco della vita, in ogni caso, valga sempre la candela.

Campione NBA coi Milwaukee Bucks di Giannis nel 2021, trionfatore della Turkish Airlines Euroleague 2022 con l’Efes Istanbul. Una doppietta storica, che mancava dagli anni ’80. A porre la firma negli annali, un giocatore simbolo della capacità manipolatoria di Ataman. Dopo le annate in maglia Maccabi, Elijah Bryant ha tentato la carta NBA, allettato dal contratto offertogli dalla franchigia del Wisconsin. In America, tuttavia, il tanto agognato anello non ha consentito all’ala uscita da BYU di affermarsi, finito ben presto ai limiti delle rotazioni, cui era riservato il garbage time. Tornato in Europa in maglia Anadolu, ci si aspettava di rivedere il Bryant ammirato in Israele. L’impatto con il ridottissimo volume offensivo, tuttavia, ha inizialmente sferrato un montante che ha mandato al tappeto il #6. Condividere il pallone con Larkin e Micic? No: il compito di Elijah doveva essere un altro. Il difensore che è diventato, stopper del migliore esterno avversario, lavorato e levigato dall’artigiano Ataman ha definitivamente superato veterani di casa Efes come Simon e Beaubois. Tibor Pleiss, gonfiabile azionato in occasione dell’inaugurazione di supermercati o concessionarie prestato al mondo della pallacanestro, unico in grado di tirare letteralmente in testa ai Tavares o ai Fall dei campi europei. L’eroe poco celebrato sia della serie contro l’Olimpia che nel fine settimana serbo, variazione sul tema offensivo e valvola di sfogo per il duetto Micic-Larkin. Argenteria ormai datata ma che, rispolverata e posta in vetrina in occasione della cena di gala, si mostra lucente e raffinata come nei giorni migliori: Bryan Dunston e Chris Singleton, tirati a ludico, riapparsi atleticamente sostenibili per essere determinanti in semifinale e finale. L’inesistente QI cestistico di Moerman, il carisma di capitan Balbay, il talento mai veramente esplorato di James Anderson.

Vasilije Micic’s game-winner from the Anadolu Efes bench 👀

What a moment for the best duo in Europe, Vasilije Micic and Shane Larkin.

(Via @EuroLeague) pic.twitter.com/rIyzSRbC3L

— Dionysis Aravantinos (@AravantinosDA) May 20, 2022

All’apparenza squinternato e sconclusionato, senza arte né parte: il supporting cast dell’Efes, in un modo o nell’altro, ha costituito un contorno altrettanto gustoso, perfetto per esaltare le peculiarità della composizione generale. Ripensare a caldo ai vincitori dell’Eurolega 2021/2022 sobilla sensazioni oscillanti. È difficilmente spiegabile cosa abbia portato la truppa di Ataman a confermarsi ai vertici della pallacanestro europea: spesso brutta, talvolta inconcludente, goffa e insicura nell’incedere di una travagliata stagione regolare. L’innegabile componente della Dea bendata ha consegnato nelle braccia dell’Efes un’Olimpia mai doma ma troppo incerottata per condurre in porto una serie di playoff di questo livello. Nel nome di quale potere o status, tuttavia, abbiamo potuto dubitare di Ergin Ataman, Vasilije Micić e Shane Larkin? Magari la risposta sarà chiara tra qualche giorno, settimana o mese. Magari lo sarà quando, perché no, celebreremo la vittoria della Turchia a Eurobasket 2022. Non ci credete, vero? Nessuno ci crede. A parte un regista teatrale. Illuminato dai riflettori, che accoglie le rose come i pomodori. La cui replica sembrava essere una brutta copia, ma che si è rivelata una reinterpretazione ugualmente redditizia al botteghino. Ergin, Vasa, Shane, Efes, è inutile girarci intorno. Avevate ragione voi.

Entra per lasciare un commento

Controlla la tua casella di posta o la cartella spam per confermare la tua iscrizione.