Streptococchi, quali malattie causano e come si manifestano

2022-07-29 23:34:56 By : Mr. Leon Chen

Pubblicato il 20.09.19 di Ilaria Campagna Aggiornato il 10.08.21

Dalla faringite all’interessamento, con conseguenze anche molto gravi, di organi e tessuti. Le infezioni da streptococco (infezioni streptococciche) sono causate, nella maggior parte dei casi, da streptococchi Beta-emolitici di gruppo A e B. Molto diverse tra loro per agente eziologico e sintomatologia, queste infezioni rispondono bene alla terapia antibiotica, fondamentale per evitare complicanze. Ad oggi non esistono metodiche per prevenirle e l’unico vaccino disponibile è quello contro lo pneumococco, previsto nel calendario vaccinale dell’infanzia.

Immagine streptococco al microscopio elettronico

Gli streptococchi sono un gruppo eterogeneo di batteri aerobi Gram-positivi di forma sferica. Alcuni streptococchi sono presenti normalmente nelle mucose dell’organismo, soprattutto a livello oro-faringeo, vaginale e intestinale e non causano alcuna patologia all’uomo. Altri, invece, sono responsabili delle cosiddette infezioni streptococciche.

Gli streptococchi patogeni per l’uomo vengono classificati in base a due loro caratteristiche:

In base alle proprietà emolitiche si dividono in 3 gruppi, a seconda del loro comportamento una volta posti su terreno di coltura:

Gli streptococchi possono essere classificati anche in base alla struttura antigenica, che si basa sull'antigene polisaccaridico C (Classificazione di Lancefield, che prende il nome dalla sua scopritrice, la batteriologa Rebecca Lancefield), una componente della parete cellulare del batterio.

Secondo questa classificazione esistono diversi gruppi sierologici, contraddistinti dalle lettere dell'alfabeto: dalla A alla V (ad eccezione dei gruppi I e J che non esistono). I siero-gruppi A, B, C, D e G sono quelli che contengono i maggiori agenti patogeni per l'uomo.

Gli streptococchi maggiormente coinvolti nell’insorgenza di patologie nell’uomo e nello specifico nell’infanzia, sono i Beta emolitici di Gruppo A e B.

Meritano un focus a parte le infezioni da Pneumococco (Streptococcus Pneumoniae), poiché è un batterio molto diffuso, presente normalmente nel naso e nella gola dei bambini (20-60%) e degli adulti (5-10%) sani.

La trasmissione dell’infezione è molto semplice e avviene attraverso le goccioline trasmesse con starnuti, tosse o per contatto diretto con superfici contaminate. Lo Pneumococco è il principale responsabile della polmonite e della meningite batterica acquisite in comunità, ma può causare anche otite, sinusite, bronchite e setticemia.

Nei lattanti, negli adulti di età superiore ai 65 anni e nelle persone affette da patologie croniche le infezioni causate dallo Pneumococco sono particolarmente gravi.

La trasmissione dello Pneumococco avviene con molta facilità da persona a persona per via aerea, attraverso goccioline di saliva emesse con starnuti, tosse o semplicemente parlando, oppure per contatto diretto con materiale contaminato.

Queste infezioni si verificano per lo più in inverno, in corrispondenza delle sindromi influenzale e da raffreddamento, che ne favoriscono l’insorgenza.

Comprendono specie diverse di batteri che causano infezioni a:

Possono causare anche infezioni maggiormente invasive, come:

L’infezione da Streptococco di gruppo A più frequente è la faringite, che si trasmette attraverso l’inalazione di goccioline provenienti dalle secrezioni nasali o faringee di una persona infetta che starnutisce o tossisce, bevendo e mangiando dalle stesse stoviglie di una persona infetta, oppure dal contatto diretto con superfici contaminate o ferite infette.

Il periodo di incubazione del batterio è di 2-4 giorni e il pericolo maggiore di trasmissione si ha quando la persona infetta è all’apice della sintomatologia; in caso di mancate cure o di interruzione precoce delle stesse però, il pericolo di contagio persiste fino a 3 settimane dopo la comparsa dei sintomi.

Piuttosto frequenti sono anche le infezioni della pelle da Streptococco di gruppo A (ad es. l’impetigine nei bambini): il batterio penetra nell’organismo attraverso lesioni, graffi e ferite aperte, fino a interessare nei casi più gravi anche gli strati più profondi della pelle, esitando in fascite necrotizzante.

La modalità di trasmissione più conosciuta dello Streptococco di gruppo B è quella che avviene, attraverso le secrezioni vaginali, durante il parto dalla madre al neonato.

Non è invece certa la modalità di trasmissione del batterio tra gli adulti, anche se si pensa possa avvenire con i rapporti sessuali non protetti; lo streptococco di gruppo B può infatti colonizzare l’uretra nell’uomo e la mucosa genitale nella donna.

Le diverse infezioni streptococciche possono essere diagnosticate in modi differenti, tutti però accomunati da una prima valutazione della sintomatologia dalla parte del medico, che stabilisce sulla base di questi gli esami diagnostici più opportuni da effettuare.

La diagnosi di faringite streptococcica è particolarmente importante al fine di ridurre il rischio di complicanze come la febbre reumatica. Pertanto, anche se l’infezione in prima battuta viene sospettata dal medico sulla base dei sintomi, è necessario stabilire con certezza l’origine streptococcica della faringite.

I sintomi, infatti, sono spesso molto simili a quelli di altre infezioni della gola di origine virale, rispetto alle quali è però fondamentale fare diagnosi differenziale. Anche per le infezioni della pelle, tra le patologie più frequenti causate dallo streptococco di gruppo A, la valutazione è sia medica sia colturale.

Gli esami diagnostici utili a diagnosticare queste infezioni sono:

La presenza di anticorpi anti-streptococco nel siero, tuttavia, non è molto utile per diagnosticare le infezioni in fase acuta, poiché aumentano nelle settimane successive all'inizio dell'infezione per raggiungere il picco dopo 1 o 2 mesi.

Al contrario, la ricerca di titoli anticorpali nel siero è più utile per diagnosticare una precedente infezione o una malattia che segue l’infezione da streptococco b-emolitico di gruppo A (ad es. febbre reumatica).

La diagnosi di infezione da Streptococco di gruppo B nelle donne in gravidanza viene posta mediante un tampone vaginale (tra le 35 e le 37 settimane di gestazione), così da avviare, in caso di positività, una profilassi antibiotica già durante il travaglio.

Il neonato, infatti, è particolarmente suscettibile alle infezioni da streptococco di gruppo B poiché il suo sistema immunitario è ancora immaturo. Di conseguenza è fondamentale garantirgli una protezione adeguata.

Nel caso in cui a parto avvenuto non sia stato effettuato alcun tampone, ma si sospetta l’infezione nel neonato, possono essere prelevati campioni di sangue o liquido cerebro-spinale per isolare il batterio.

Esami minori per fare diagnosi di infezione da Streptococco di gruppo B sono l’urinocoltura e tra gli esami ematici la PCR (la proteina C reattiva è un indice infiammatorio) e il CAMP test (identifica gli streptococchi beta-emolitici del gruppo B in base alla formazione del fattore Camp, una proteina emolitica extracellulare che agisce con l’emolisina beta e ne allarga l’area di emolisi).

I farmaci più utilizzati per il trattamento delle infezioni streptococciche sono gli antibiotici. Per le faringiti (al contrario di quelle di origine virale che non devono essere trattate con antibiotici) i farmaci d’elezione sono:

Per le infezioni della cute devono essere garantiti un’igiene accurata e un adeguato trattamento antibiotico: dicloxacillina, trimetoprim, linezolide, minociclina o clindamicina; può essere necessario anche un drenaggio delle lesioni.

Il trattamento della fascite necrotizzante è invece più complesso e prevede sia un trattamento antibiotico ad ampio spettro sia uno sbrigliamento chirurgico, ossia la rimozione del tessuto morto, infetto o danneggiato, al fine di salvaguardare il tessuto sano.

Gli antibiotici d’elezione per trattare le infezioni da streptococchi dei gruppi B, C e G sono la Penicillina, l’Ampicillina e la Vancomicina. Per i disturbi correlati come febbre, cefalea e mal di gola possono essere utilizzati paracetamolo o farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).

Tra le maggiori complicanze ci sono quelle delle faringiti da streptococco di gruppo A e consistono in ascessi peritonsillari o rinofaringei (più raramente cerebrali), linfonodi del collo ingrossati, infezioni dei seni paranasali oppure delle orecchie.

Complicanze che, in seguito alla diffusione del batterio in altri distretti corporei, possono assumere proporzioni ancora maggiori ed esitare, ad esempio, in febbre reumatica, danni renali, sepsi o sindrome da shock tossico post streptococcico.

Discorso a parte meritano alcune manifestazioni che vanno sotto l’acronimo di PANDAS (Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with Streptococcal Infections). Consistono in tic e altri disturbi di tipo ossessivo-compulsivo: iperattività motoria, movimenti involontari, tic motori e vocali, ansia, deficit dell'attenzione, ossessioni di vario tipo, etc.

Insorgono in età pediatrica, in soggetti tra i 2 e i 12 anni, in seguito a un’infezione da streptococco di gruppo A, pur in assenza di certezza che questa ne sia l’unica o la principale causa. Questi disordini, difficili da riconoscere, dal momento che compaiono in modo isolato e con diversa intensità, sono caratterizzati da periodi di remissione e ricomparsa improvvise.

Per le infezioni da streptococco di gruppo B le possibili complicanze sono l’aborto spontaneo durante la gravidanza per la donna, mentre per il neonato il rischio è quello di meningiti, infezioni localizzate (ossee, articolari, dei tessuti molli o delle vie urinarie) o sepsi generalizzata, fino alla morte.

La prevenzione delle infezioni da streptococco è resa difficile dal fatto che non lascia immunità permanente, di conseguenza può essere contratto più volte. Nello specifico, per le infezioni da streptococco di gruppo B nelle gestanti, non c’è un modo sicuro al 100% per prevenire la trasmissione dalla madre al feto durante il travaglio.

L’obiettivo per il futuro è però quello di realizzare un vaccino da somministrare durante la gravidanza (come per la pertosse e l’influenza), così che gli anticorpi vengano trasmessi al feto attraverso la placenta.

Al momento, dunque, possono essere adottate solamente delle misure cautelative per non contrarre e diffondere le infezioni da streptoccocco: lavare bene e spesso le mani, specialmente dopo aver tossito o starnutito e prima di toccare cibi o oggetti, coprirsi naso e bocca con fazzoletto quando si starnutisce o tossisce, smaltire i fazzoletti nei rifiuti e garantire l’igiene di tutti gli oggetti utilizzati.

Dallo pneumococco, invece, ci si può difendere: esiste infatti un vaccino che è previsto nel calendario vaccinale dell’infanzia entro il primo anno di vita. Questo vaccino è consigliato anche per anziani e malati cronici.

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